Cosa c’è per noi nel testamento di Silvio Berlusconi? Ce n’è eccome, basta guardarsi in giro.
Gli inviati sul campo costretti a raccontarci dettagli sul poco che gli è consentito di vedere, e strateghi da studio e risse televisive scomparsi. Guerra a caduta di ascolti, e dubbi a crescere. E i pochi giornali seri rimasti, sul ‘mistero controffensiva’ ci girano attorno. Cosa sta realmente accadendo sul fronte dove gli ucraini sono ora nel difficile ruolo d’attacco, costoso in vite umane e mezzi, mentre le forze russe si sono ben trincerate e fanno tiro al bersaglio?
Pochi forse sanno, nessuno prova a raccontare, forse perché non è quello che i più avrebbero sperato di poter raccontare. Prudenza anche da parte nostra nel fornire le poche notizie riscontrabili o le loro opposte versioni, e soprattutto le dichiarazioni politiche più significative e rilevatrici.
Tutti aspettavano la guerra civile in Russia e invece, avvenimenti da guerra civile in Francia con la rivolta delle banlieue per l’uccisione del giovane Nahel, con altre quattro vittime, e una repressione presidenziale che è arrivata a più 4mila arresti e all’istituzione di sbrigativi processi per direttissima.
Tommaso Di Francesco sul Manifesto cita le ronde dichiaratamente fasciste contro ‘gli stranieri’ mentre la società francese appare sempre più dilaniata: «la colletta per la famiglia della vittima arriva a 200mila euro, quella per il poliziotto che ha ucciso Nahel supera il milione».
«Ma la crisi resta strisciante in tante realtà del mondo. Dove emerge il fronte sociale interno, la lotta di classe inevasa»
Cosa c’è dietro le proteste? La carenza di politiche sociali, ma pure di sindacati, partiti e organizzazioni religiose dove incanalare il malessere dei giovani. «I figli di immigrati non si sentono francesi. Hanno il mito dell’Africa. Ce l’hanno con Parigi perché non li ha tirati fuori dalla povertà». L’analisi del prof di sociologia delle migrazioni Ambrosini.
I tre giorni di attacco dell’esercito israeliano a Jenin, con 12 morti e migliaia di palestinesi cacciati dalle loro case, sono l’ennesimo atto di terrorismo da parte del governo di Israele contro il popolo palestinese.
Facile e scontato condannare l’attentato di Tel Aviv ma diventa ipocrita se si tace sul regime di apartheid, l’occupazione illegale dei Territori palestinesi e il sostegno ai coloni fondamentalisti ebraici.