Invasione via terra operativa, dice Israele, con i tank che tagliano in due la Striscia e accerchiano Gaza City. Gli Stati Uniti, sempre più soli accanto alla vendetta israeliana mandano Blinken a moderare il cimitero. Netanyahu nega anche la benzina ai generatori elettrici degli ospedali. Campi profughi di nuovo sotto le bombe e altri 195 morti a Jabaliya. L’Onu ripete: «Rischio genocidio».
Cisgiordania pronta ad esplodere. Torture da parte di coloni ad un gruppo di palestinesi fatti prigionieri, denuncia Haaretz. Ed è proprio sulla West Bank a ridosso del fiume Giordano, che si sono sviluppati i prodromi dell’ultima crisi arabo-israeliana. La più devastante.
«La violenza dei coloni ebrei contro i palestinesi in Cisgiordania – titola il New York Times – è in forte aumento», mettendo così in evidenza uno degli aspetti meno reclamizzati di questa crisi epocale. Mentre tutta l’attenzione del pianeta, infatti, è rivolta verso Gaza, che rischia di essere ridotta a un cumulo di rovine fumanti, nel ‘fronte est’ i palestinesi continuano a morire per mano di civili ebrei esaltati.
Nella relazione tecnica della manovra, il governo è costretto ad ammettere che la Quota 103 sarà un fallimento, stimando pochissime adesioni.
La Quota 103 rivisitata che entrerà in vigore nel 2024 è destinata a essere un fallimento. E a dirlo è, nei fatti, lo stesso governo.