Di che ha paura il governo e la maggioranza delle destre? Non certo di una opposizione parlamentare debole, resa inefficace da leggi che hanno mortificato il ruolo del parlamento, scarsamente credibile per quanto fatto e non fatto quando i partiti di opposizione si sono trovati a governare il Paese. Alle forze di governo reazionarie, oscurantiste e autoritarie, preoccupa la crisi di consenso nell’opinione pubblica e la crescita di un’opposizione sociale.
Amnesty International, la nota organizzazione umanitaria che si occupa di difesa dei diritti umani, documenta e accusa Israele di aver commesso e continuare a commettere genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. Il rapporto si basa su mesi di analisi delle operazioni militari e delle dichiarazioni di politici e comandanti militari israeliani.
Il rapporto di Amnesty di basa su ricerche fatte nei primi nove mesi di guerra, tra l’ottobre del 2023 e il giugno del 2024, ma l’organizzazione sostiene che non ci siano stati cambiamenti sostanziali nei mesi successivi.
L’arresto dei 12 membri della “Werwolf Division” aggiunge un’altra pagina al capitolo infinito di quel fascismo che ufficialmente non esiste, ma che continua a riaffacciarsi con la puntualità di un orologio rotto.
Stavolta è toccato alla polizia scovare simboli, arsenali e piani eversivi: il repertorio consueto di chi, con il braccio teso, prova a trasformare nostalgie patologiche in minacce concrete. Non è una novità, ma ogni volta ci troviamo a ripetere le stesse domande e ad ascoltare le stesse scuse.
Otto Paesi ricchi ci fanno perdere 212 miliardi l’anno per abusi fiscali. E vogliono bloccare il trattato globale proposto dal Sud del mondo
Un ristretto gruppo di otto Paesi ricchi – Australia, Canada, Israele, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Regno Unito e Usa – è responsabile della perdita di 212 miliardi di dollari di tasse all’anno.
Dopo soli tre mesi, cade il governo Barnier su una mozione presentata dalla sinistra e votata dall’iltra destra di Le Pen. Obiettivo della “censura” il presidente Macron, che spera di nominare il prossimo premier in 24 ore. La prima «sfiducia» in 60 anni, a colpire politicamente al presidente Macron, che si era rifiutato di riconoscere il risultato delle elezioni anticipate a sinistra, ha aperto la strada a Le Pen, e si ritrova senza bilancio in una crisi al buio.