Assange, no all’estradizione: l’Alta Corte di Londra gli accorda un nuovo appello. “Non infondati i timori che negli Stati Uniti sia sottoposto a processo ingiusto”
A sera è esausto dopo una giornata passata a cercare cibo, acqua e qualche lavoretto per sopravvivere.
Eppure, Adham Al Samouh quasi non riesce a chiudere occhio la notte nella sua tenda ad Abraj Al-Qastal, una località alla periferia di Deir al Balah. «Riesco a dormire a malapena due ore» racconta a un giornalista di Gaza «la mia tenda è calda e ci sono insetti di ogni tipo, alcuni li conosco altri non li ho avevo mai visti prima. I miei figli ed io siamo pieni dei loro morsi.
Il mondo col fiato sospeso nel timore di un atto violento contro il presidente iraniano che avrebbe potuto scatenare una guerra di dimensioni incontrollabili. Ma la versione dell’incidente purtroppo con bilancio tragico prevale senza che al momento si affaccino sospetti.
Dopo una giornata di ricerche in zone impervie della provincia iraniana dell’Azerbaigian colpite dal mal tempo trovati i resti dell’elicottero caduto.
Secondo le parole del Ministro della guerra di sua maestà britannica, Grant Shapps, riportate dal Daily Mail, i «dividendi della pace sono terminati» e la crisi ucraina spinge i paesi europei a «riavviare» (come se si fossero mai fermate) le proprie macchine militari.
“Un giorno, quando i nostri pronipoti leggeranno dell’inciviltà di questo tempo scintillante e codardo dovremmo poter essere almeno ricordati come quelli che si opposero, che fecero la loro parte per coltivare cultura e non indossavano la camicia nera culturale – nonostante gli evidenti vantaggi immediati – perché preferirono di no”.
Questo scrivevo su un Polemos di sette anni fa.