A Gaza la tregua si allontana sempre più. Netanyahu fa saltare le trattative di Pace e annuncia un piano che prevede un altro anno di guerra
IL PORTO DELLE NEBBIE. Dal 2015 la propaganda ha parlato di Toti come “l’uomo del fare”. Anni di fuochi d’artificio, profumi di basilico diffusi nei vicoli, focacce più lunghe del mondo. Anni di sanità svenduta ai privati, di una viabilità grottesca, di infrastrutture assenti e quartieri abbandonati
Netanyahu attacca e bombarda Rafah ma finisce tra i due fuochi della sua ultra destra religiosa e l’indignazione del mondo. Tanto da costringere l’America quasi complice e bloccare le consegna di altre bombe e armamenti. I carri armati israeliani occupano il valico e bloccano gli aiuti: Gaza isolata. L’Onu implora gli alleati di fermare Tel Aviv. Cadrà prima Rafah o Netanyahu? La trattativa su cessate il fuoco e ostaggi comunque continua.
«Gaza potrebbe diventare il Vietnam di Biden, che deve smetterla di firmare assegni in bianco a Netanyahu», ha detto Bernie Sanders in un’intervista alla CNN, proprio mentre la protesta studentesca si allarga a macchia d’olio nei campus universitari di tutto il Paese.
«Cina, Francia e Ue, desiderano tutti un cessate il fuoco rapido e il ritorno della pace in Europa, e sostengono una soluzione politica della crisi ucraina». Ribadire l’ovvio perché a volte anche ai capi di stato scappano parole avventate.