Il repentino crollo del regime di Bashar Assad in Siria ad opera delle milizie islamiste di Hayat Tahrir al-Sham (provenienti da Al Qaeda e dallo Stato Islamico, sostenute dalla Turchia e da alcune petromonarchie) ha posto la Russia di fronte all’urgente necessità di riconfigurare il proprio schieramento militare allo scopo di non perdere il presidio nel Mediterraneo e la conseguente proiezione nel continente africano.
Guerra ucraina alla vigilia del quarto compleanno, e il mondo intero -salvo i nemici fobici di Mosca- dice basta. Più armi e più soldi di così sta diventando impossibile. Come per Kiev recuperare anche solo una parte dei territori presi da Mosca. L’avanzata russa lungo tutto il fronte del Donbass è il dato di fatto da cui nessuno a Washington via Nato può far finta di non vedere. Ora con Trump al comando, realismo anche ingiusto o ancora favole?
Njeem Osama Almasri Habish è un uomo temuto. Da anni è a capo in Libia delle peggior strutture di detenzione in cui si torturano migranti e richiedenti asilo, si stuprano donne, si terrorizzano minori. Sulla sua testa spicca un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, gli stessi per cui sono oggi sotto accusa il premier di Israele e suoi uomini fidati.
È arrivato qualche giorno fa l’allarme del Codacons sull’aumento dei prezzi della benzina. Per ora niente di drammatico, ma è chiaro che la tendenza al ribasso che durava da circa un anno si è invertita. Cosa sta succedendo? E cosa ci possiamo aspettare nel futuro?
Il piano di pace per l’Ucraina, elaborato da Donald Trump, non piace al Cremlino. Le prime reazioni ufficiose farebbero trasparire una solenne bocciatura della proposta. Un mediatore americano sbagliato. Trump ancora elettorale che minaccia tasse, dazi e sanzioni alla Russia se non tratta. E il commissario Ue lituano che per la Difesa chiede il 5-6%. Tra provocazioni e follia, un quadro della crisi lontano da chi aveva sperato/sparato in rivoluzioni pacifiste da un giorno all’altro.