Un gruppo di intellettuali ebrei ha scritto una lettera aperta firmata da più di mille scrittori, giornalisti, registi, attori, artisti, tra cui Judith Butler, Keith Gessen, Nan Goldin, David Grossman, Naomi Klein, Adam Shatz. Una sintesi estesa dell’importante documento.
«Siamo scrittori, artisti e attivisti ebrei che respingono l’idea diffusa che qualsiasi critica a Israele sia intrinsecamente antisemita».
«Crediamo che i diritti degli ebrei e dei palestinesi vadano di pari passo. La sicurezza di ognuno dei due popoli dipende da quella dell’altro».
Ho parlato spesso dell’ipocrisia della politica, ben accompagnata da quella del sistema mediatico. La guerra può essere feroce e inaccettabile o giusta, chirurgica e democratica. Dipende da chi preme il grilletto. I bambini uccisi nelle scuole, gli ospedali bombardati, i civili massacrati rappresentano un crimine contro l’umanità, una evidente violazione del diritto internazionale, oppure un danno collaterale, un diritto di autodifesa, un necessario computo di morti perché così va il mondo, perché così sono le guerre. E la storia poi? Quando esistono ragioni storiche e quando sono un inciampo?
FEMMINICIDI. Che cosa dobbiamo fare allora? È una domanda seria in un paese che ritiene che l’aumento delle pene e i vari codici rossi non prevedano una presa in carico responsabile e a ogni livello sociale di un fenomeno che è strutturale e che non è solo una protesta di quattro vetero-femministe. Che continua a infestare il vivere tra donne e uomini con le retoriche del silenzio e della buona educazione
Anila e gli altri uccisi del lavoro: ecco perché il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro è così urgente
Nelle ultime ore il Paese è stato nuovamente sconvolto da una terribile morte di lavoro dalle tinte ottocentesche e che ricorda, nelle modalità, la terribile uccisione della ventiduenne Luana D’Orazio nel 2021.