Riarmo, parola che si rincorre da oltre due anni sulla bocca di esponenti governativi, alti gradi militari e analisti in tutte le nazioni d’Europa, da destra a quasi sinistra. In realtà, da molto tempo, incrementare la spesa per la nuova politica europea di Difesa anti russa molto aggressiva risulta essere, nei fatti, molto costoso, troppo.
Posso oggi confermare quanto ho scritto ieri nel mio precedente comunicato.
Gli autotrasportatori sono stati ammazzati da un sistema che scarica su di loro le operazioni di carico ad alto rischio.
Alla raffineria ENI di Calenzano strage operaia e disastro ambientale: due facce della stessa medaglia
Ennesima strage sul lavoro e disastro ambientale, alla raffineria ENI di Calenzano.
La Prefettura al momento conferma tre morti, otto feriti e 1 disperso. I fumi potrebbero essere tossici, invitata la popolazione a chiudere porte e finestre. Il danno ambientale e alla salute dei cittadini è evidente, il fumo tossico avrà sicuramente ripercussioni per gli abitanti della piana anche nei prossimi giorni.
Si tratta dell'ennesima ferita inflitta al nostro territorio.
Secondo quanto ha rivelato questa mattina un corrispondente di Al Mayadeen, le forze di occupazione israeliana dal Golan, dalla città di Quneitra, con i loro carri armati hanno proseguito la loro avanzata e si trovano nei pressi delle zone rurali di Damasco.
Siria. «Il cambio di regime implica la ricostruzione dello stato, della società civile e di quella politica in un Paese ridotto a condominio militare di grandi potenze e di mille fazioni» la lucida premessa di Alberto Negri, mentre il Manifesto avverte: «La vecchia spartizione della Siria non ha retto, è già iniziata la nuova».
L’Europa mercante, di fronte alla rischiosa disgregazione di un Paese chiave del Medio Oriente, nuova Libia, si preoccupa dei profughi che spera di poter rimpatriare. Israele intanto se ne ruba un altro pezzo.
Assoluzione senza processo per l’Hts di Al-Jolani tolta dalla lista dei terroristi internazionali
La crisi Stellantis sembra essere esplosa come una bomba ad orologeria, dopo le dimissioni “dorate” dell’amministratore delegato Carlos Tavares. Un secondo dopo sono scattati centinaia di licenziamenti nelle aziende dell’indotto, quasi a voler ricordare al Governo che l’unica strada che la multinazionale vuole percorrere per rimanere qui in Italia è quella degli incentivi.