Massacri, stupri e sfollamenti di massa: la guerra nella Repubblica Democratica del Congo nel silenzio internazionale
1574 chilometri separano Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo da Goma, capitale della regione del nord Kivu. Poco meno della distanza tra Roma e Londra. Per percorrerli ci possono volere giorni considerata la condizione delle strade e i livelli di insicurezza.
Siamo nello stesso paese ma quella enorme distanza si riflette in una netta cesura tra quello che è il governo di un paese grande quanto tutta l’Europa occidentale e quelle province “periferiche” che negli ultimi decenni sono praticamente ostaggio di gruppi militari e paramilitari.
Da un'analisi approfondita del risultato delle elezioni in Germania emerge con chiarezza che la sinistra che vince è quella che punta sulla agenda sociale e non scende sul terreno della destra alzando barriere anti migranti
La resurrezione della sinistra
L’Europa si sta riarmando, in Italia si parla di mandare le truppe al fronte ucraino, l’opzione guerra è ormai un discorso quotidiano.
Partendo dalle origini dell’articolo 11 della Costituzione, questo peace-cast vuole analizzare gli annunci di governi e media sulla “inevitabilità̀ della guerra” per dire che no, la guerra non è inevitabile.
C'è un dato che merita di essere tenuto ben presente. Nel 2024, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, la spesa federale per gli armamenti, pari al 2,9% del Pil, è stata inferiore a quella per il servizio del debito federale, costituita dal costo degli interessi e dalla restituzione dei titoli in scadenza, pari al 3,1%.