Ieri abbiamo superato abbondantemente il record di morti di lavoro in poche ore e non tutti insieme.
A 80 anni dal bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki il rischio di un conflitto nucleare è altissimo ma pare rimosso dalla consapevolezza collettiva mentre i governi della NATO scelgono la via del riarmo, della guerra e della complicità con il genocidio.
Mercoledì 6 agosto, alle ore 12, nel corso di un presidio-conferenza stampa esporremo davanti a Montecitorio uno striscione con la scritta 'Mai più Hiroshima. disarmo nucleare subito'.
La situazione nel Donetsk è sempre più difficile per l’Ucraina. La parte di territorio ancora in mano a Kiev si è ridotta fino a creare una sacca intorno alle ultime roccaforti per la resistenza. Kostiantynivka ne sta già pagando le conseguenze, Kramatorsk e Sloviansk si preparano a una situazione che potrebbe rapidamente portare alla ritirata e alla resa.
Le ultime mosse di Trump ci dicono che all’origine della sua confusa strategia daziaria esistono soprattutto motivazioni di tipo politico. Il Presidente americano usa le tariffe doganali come una clava sulle economie dei Paesi che non si piegano ai suoi diktat su varie questioni di politica internazionale.
Dazi, Trump torna a minacciare la Ue: “Salgono al 35% se non investite negli Usa”. Non ci saranno esenzioni per vino e altri alcolici
Il presidente ha anticipato che la prossima settimana verranno annunciati nuovi dazi su semiconduttori e chip. E le tariffe sui prodotti farmaceutici potrebbero arrivare fino al 250% entro un anno e mezzo. "Sorpresa" a Bruxelles per le critiche di Berlino all'intesa politica siglata da von der Leyen
Operazione Oluja (Tempesta) dell’agosto 1995, offensiva militare con il supporto degli Stati Uniti parallelamente all’intervento aereo della NATO contro i serbi di Bosnia per far prendere alla Croazia il controllo dei territori della Krajna abitata da secoli da una popolazione in maggioranza serba.
Gaza, scontro tra Netanyahu ed esercito: il premier spinge per l’occupazione, il capo dell’IDF frena
Mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ordina l’occupazione totale della Striscia di Gaza il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Eyal Zamir frena, convinto che una simile manovra militare comporterebbe un rischio potenzialmente letale per gli ostaggi. Il primo ministro però è stato perentorio: “Se non è d’accordo, si dimetta”.