A riferire l'espressione attribuita a Bergoglio (e per oora non smentita) è il rettore dell’Università delle Religioni e delle Denominazioni dell’Iran che ha incontrato il Pontefice
Il capodanno del potere planetario ancora in larga parte regolato dall’impero americano, pur se contestato dal mondo non occidentale maggioritario e inseguito da un potente rivale. Il mediocre Biden che metta nella calza delle Befana un altro po’ di armi per l’Ucraina al macello, mentre in Medio Oriente il latitante Netanyahu va oltre il genocidio. La natalità politica del 20 gennaio, Trump presidente, trasparenza del potere Usa ormai inaffidabile.
Oggi Punzo, forse un po’ malizioso, ci parla di ‘segnali di caduta degli Imperi’. E parte alto. «La storia dell’uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all’eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo» (Giacomo Leopardi, Pensieri di varia filosofia e bella letteratura).
L’arresto del pediatra e direttore dell’ultimo ospedale rimasto a nord di Gaza, Hussam Abu Safiya, e la distruzione del sistema sanitario
Hussam Abu Safiya era già stato arrestato dai soldati israeliani. Era successo a fine ottobre, per poche ore. Il direttore sanitario del Kamal Adwan, l’ospedale della cittadina di Beit Lahiya, il più importante nosocomio del nord della Striscia di Gaza, era stato preso assieme ad altre decine di medici e di personale sanitario, interrogato e poi rilasciato. Rilasciato, quasi subito, mentre l’ospedale continuava a essere sotto un assedio durissimo, più duro di quello che, a corrente alternata, ne aveva reso difficile l’operatività già all’indomani del 7 ottobre 2023.
A fine mese, l’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, non potrà più operare a Gaza e nella Cisgiordania. Glielo impedirà una legge del Parlamento israeliano, che metterà ulteriormente a rischio altre migliaia di vite umane, oltre a quelle già sacrificate nella gigantesca operazione militare di ‘autodifesa’, seguita ai massacri del 7 ottobre.
Ancora bilanci in attesa che il vero nuovo anno inizi il 20 gennaio con l’insediamento di Donald Trump alla presidenza Usa. Due guerre diverse, precisa Ugo Tramballi all’ISPI, studi di politica internazionale, ma non è ottimista sul futuro prossimo: «entrambe senza basi solide per una pace duratura, mentre l’incertezza globale cresce con l’ombra di Trump sul 2025». E un’Europa sempre più fragile il probabile risultato di Putin.