Migliaia di palestinesi sono tornati oggi tra le rovine di Khan Younis a sud di Gaza, dopo che le forze israeliane hanno terminato una devastante incursione nella città durata una settimana finalizzata, afferma Tel Aviv, a impedire ad Hamas di riorganizzarsi. Ma le vittime principali dell’attacco sono stati i civili palestinesi.
Mentre è in corso l'inchiesta per corruzione che coinvolge il Comune, l'autrice del libro "Privati di Venezia" ripercorre un sistema coscientemente costruito al fine di mettere l'amministrazione pubblica a servizio dei privati. Una visione, quella della città come merce, che ha caratterizzato anche giunte cosiddette di sinistra
Oltre cento anni dalla tragedia storica, e decenni moderni di gelo, i contatti ufficiali tra Armenia e Turchia tornano a scaldarsi. Oggi, con un atto simbolico, al posto di confine di Margara, praticamente sigillato dal 1993, s’incontreranno gli ambasciatori per parlare della possibile normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, storicamente nemici da vicende lontane.
La follia di quei morti drusi in un campo di calcio e dei profughi palestinesi nell’ennesima strage in una scuola colpita, ma peggio è vedere un mondo impotente di fronte alla minaccia di una azione di guerra senza che nessuno abbia la forza di evitarla. Diplomazia balbettante e voli per Beirut sospesi.
Intanto la cittadina Majd al Shams chiede rispetto. «Siamo in Siria, non in Israele». Il premier Netanyahu contestato mentre visita la città drusa in quella parte di Golan occupato che sta offrendo l’occasione per l’escalation contro Hezbollah libanesi filo iraniani da tanti sollecitata.
“Lavorate questa terra ma un giorno prenderemo tutto noi. Quindi in realtà è per noi che state lavorando. Ma se a voi sta bene così…”. Toglie e rimette la sicura al fucile, protetto dalla sua bandiera che sventola con dispetto nella Cisgiordania occupata, urlando frasi di scherno in un inglese sgangherato mentre sogghigna complice con il suo compagno più silenzioso.