Israele ha approvato la più grande acquisizione di terre palestinesi dagli Accordi di Oslo, nel 1993. 12,7 chilometri quadrati a nord di Gerico, nella Cisgiordania palestinese occupata dichiarati terre statali israeliane.
Novant’anni fa in Francia. Nel 1934 il paese sembrò soccombere dinanzi alle destre, ma il Fronte popolare vinse le elezioni del 1936 mantenendosi al governo fino al 1938. Seguirono la disfatta militare del giugno 1940, l’occupazione nazista e la pagina nera del collaborazionismo durante la repubblica di Vichy. Il riscatto nazionale cominciò quando un generale semisconosciuto che si chiamava Charles de Gaulle lanciò da Radio Londra un appello a continuare la lotta e a resistere.
Ieri eravamo a Latina con la Cgil perché condividiamo l’indignazione e soprattutto la piattaforma che richiama proposte che avanziamo da tanti anni.
Il caporalato è il prodotto mortale della Bossi Fini che produce lavoro nero, sfruttamento e morte. Lo diciamo da quando la legge è entrata in vigore che legare indissolubilmente il possesso di un titolo di soggiorno al contratto di lavoro avrebbe prodotto effetti nefasti.
L'INTERVISTA. Parla l’eurodeputata della France Insoumise, co-presidente della Sinistra Unitaria Europea: "Il Nouveau Front Populaire ha un programma chiaro e di rottura con le politiche di Macron a livello sociale, ecologico, del lavoro e della scuola"
Domani la Francia torna al voto. I sondaggi che stanno circolando in queste ore credo che siano abbastanza veritieri. È probabile che il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella non avrà la maggioranza assoluta dei seggi. Questo significa però anche che, data l'eterogeneità del fronte repubblicano (il quale a sua volta contiene una coalizione già di per sé molto variegata al suo interno), la Francia non avrà una maggioranza stabile.
La possibile formazione di un governo di “quasi unità nazionale” tra diverse formazioni, al solo scopo di escludere l’estrema destra vincitrice del primo turno delle elezioni legislative francesi, ha concesso nuovi argomenti al Rassemblement National, tornato a dipingersi come forza anti-sistema discriminata dall’establishment.
Il deputato riformista ed ex ministro della Sanità iraniano Massoud Pezeshkian ha vinto il ballottaggio delle 14me elezioni presidenziali e diventerà il nono leader della Repubblica islamica. Pezeshkian ha ottenuto oltre 16 milioni di voti, contro i 13 milioni e mezzo dell’ultraconservatore Saeed Jalili.
Anche al ballottagio vince la protesta del ‘non voto’-48,8% di votanti-, ma molto meglio del 40% del primo turno, a votare comunque contro il regime degli ayatollah.